Prospettive al femminile per il nuovo anno
Al termine di ogni anno le varie istituzioni e il mondo imprenditoriale fanno un bilancio consuntivo e si apprestano a guardare, inserendo nuove strategie per mettere in atto misure di ripresa e di maggior profitto. È ciò che attualmente stanno facendo anche i governi di tutto il mondo per far fronte alla crisi economico-finanziaria e offrire ai loro Paesi garanzie di crescita e maggior sicurezza economica. Non sempre, però, le molte aspettative dei cittadini trovano riscontro positivo quando ci si concen
tra solo sulle questioni economiche e non si pensa a investire sulle persone che sono pur sempre il capitale più prezioso da custodire, sviluppare e valorizzare.
L’ultimo rapporto dell’Istat ci prospetta il futuro demografico del nostro Paese, che richiede una seria riflessione per una maggior consapevolezza e un cambiamento di mentalità e di politiche sociali e familiari. L’Italia si presenta, anche a livello mondiale, come un Paese di persone anziane. Si legge, infatti, nel rapporto che: “la popolazione è destinata a invecchiare gradualmente, gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3 per cento del totale, costituiranno quasi il 33 per cento nel 2059”. Similmente la popolazione sino a 14 anni, oggi pari al 14 per cento del totale, scenderà sino a raggiungere un minimo del 12,7 per cento.
Ma come prevedere un futuro, in cui si possa far fronte alle necessità di cura e assistenza di una popolazione che invecchia tanto rapidamente e massicciamente? Dove si possono trovare chiavi di lettura per prevenire e trovare risposte adeguate a tali bisogni? Forse dovremmo allargare un po’ lo sguardo. Di fronte a un continente Europa che sta invecchiando c’è invece un continente Africa che cresce dal punto di vista demografico (e non solo), nonostante le grosse difficoltà in cui versano molti Paesi. Nel 2050, infatti, una persona su quattro nel mondo sarà nata in Africa. Mentre noi occidentali saremo una minoranza. Per di più vecchia.
Attualmente, l’età media in Africa si aggira attorno ai 18-20 anni. In Italia siamo a 43, ma, secondo l’Istat, arriveremo nel 2059 a quasi 50. Già oggi la presenza di migranti, molti dei quali africani e giovani, sta contribuendo all’abbassamento dell’età media e soprattutto al tasso di natalità del nostro Paese, che per le donne italiane è tra i più bassi al mondo (1,2 figli per donna) mentre per le africane è ancora del 5,7. E sono proprio le donne immigrate – non solo africane – che contribuiscono in tanti modi alla crescita del nostro Paese.
Dobbiamo quindi apprezzare la loro presenza e investire sui ricongiungimenti familiari che offrono stabilità e sicurezza. A tal scopo c’è bisogno di un accurato e urgente lavoro di integrazione per una convivenza pacifica e rispettosa di diritti e doveri. Purtroppo, i progetti di accoglienza e integrazione sono ancora molto carenti e in molte regioni inesistenti. In questi ultimi anni le migrazioni in Italia hanno assunto un volto sempre più femminile: le donne sono sempre più presenti nelle nostre famiglie, dove lavorano particolarmente nell’assistenza domiciliare dei nostri anziani, che a volte nemmeno i figli riescono gestire.
«L’aumento delle donne – commenta Brizida Haznedari, albanese, avvocato e mediatrice culturale – ha provocato un positivo riequilibrio della popolazione migrante, che fa bene sia alla realtà immigrata sia a quella italiana. Aiuta nel percorso di integrazione, soprattutto quando ci sono dei figli che creano legami e aperture con altre famiglie. Spesso le donne migranti vivono le stesse problematiche di quelle del posto, come la scarsità di asili nido a basso costo o le difficoltà scolastiche. E a anche per gli uomini è una presenza più rasserenante. Oggi non ci troviamo più di fronte solo all’individuo migrante, ma alla famiglia. Anche molte badanti e collaboratrici domestiche stanno facendo i ricongiungimenti con mariti e figli».
La presenza di famiglie immigrate, ben inserite nella nostra società, crea equilibrio e armonia. All’inizio del nuovo anno 2012 auguriamo a tutte le donne italiane e immigrate e ancor più a tutti i giovani a cui il Papa Benedetto XVI ha dedicato il messaggio per la Giornata mondiale della Pace, di essere davvero strumenti di coesione, solidarietà e comunione per la costruzione di un Paese che più che mai ha bisogno di riprendere fiducia e speranza.
Infatti il Santo Padre ci ricorda che “sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”. E ancora: “Guardiamo con maggiore speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno, e sentiamoci uniti nella responsabilità verso le giovani generazioni presenti e future, in particolare nell’educarle ad essere pacifiche e artefici di pace.”.
Mario Cuomo