Quando L’attaccamento è Morboso
Cara Rossella,
sono un lettore ossessionato dall’idea di perdere la propria compagna. Ho chiesto aiuto anche uno psicoterapeuta per anni, senza alcun risultato se non trovare il portafoglio vuoto perché le sedute si sono rivelate inutili e carissime, ma forse inutili perché infine sono proprio io che non voglio guarire. Vivo una vita sdoppiata, perennemente offuscata dai pensieri angoscianti che ogni tanto balenano nella mia mente. “Come farei senza di lei? Cosa ne sarà di me?”. E’ capitato più volte nella mie relazioni passate ed ora questa ultima compagna non vorrei perderla. Le dico quello che penso e lei sorride, rassicurandomi che non è così ma questo mi innervosisce ancora di più perché penso che allora lei di me non se ne importi nulla. Ed è in questi momenti che poi esco e comincio a comprare tutte cose inutili, quasi a compensare il disagio e la paura. Poiché leggo spesso le tue risposte e mi piacciono molto, cosa diresti su questa spinosa questione che ogni tanto mi assale e mi rende momenti angoscianti?
Un lettore
Mio caro lettore,
giustamente scrivi che non c’è riuscito lo psicoterapeuta perché la tua volontà si oppone fortemente al cambiamento…Io quindi vorrei indurti ad un pensiero molto seguito dalle filosofie orientali, il “NON ATTACCAMENTO”, pratica non sempre comprensibile da noi occidentali, legati come siamo a tutto ciò che reputiamo di nostra appartenenza. Sembra un concetto difficile perché considerare se stessi sia come attori che come spettatori di ciò che facciamo, non è facile, ma praticare il “non attaccamento” nella vita quotidiana, può aiutare molto. Pensa per un solo istante cosa significhi agire senza aspettarsi nulla in cambio, essere totalmente disinteressati, votandosi al bene altrui. L’attaccamento è la causa principale della sofferenza ed una delle sfide più ardue è superare e spezzare questa catena che ci lega a cose e persone. Pensa come saremmo tutti più liberi, più sereni. Parlare è facile, mettere in pratica invece difficilissimo, proprio perché consideriamo le persone di nostra proprietà, come se fossero “cose”, vorremmo averle sempre disponibili e vicine, senza mai perderle, senza pensare che tutto ha un tempo, tutto passa e niente è eterno. E’ ovvio che questa morbosità, come tutti gli eccessi, sia anche indice di profonda insicurezza e l’insicurezza nelle persone, in generale, emerge da alcune carenze contingenti, come la paura di rimanere soli con se stessi e la parola solitudine li spaventa talmente tanto che si aggrappano a qualsiasi cosa materiale o persona per sopperire a questa loro condizione. Voglio solo dirti che spesso, molto spesso, un atteggiamento del genere porta proprio all’opposto di ciò che si vorrebbe, perché questo ossessivo comportamento provoca proprio l’abbandono tanto temuto. E allora, caro lettore, oltre alla pratica del “non attaccamento”, ti auguro di sperimentare con questa tua nuova compagna. una situazione affettiva gratificante che ti consenta un vissuto di totale sicurezza, così da modificare naturalmente il tuo modo di vivere e pensare.
Rossella Argo
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