Recensione del libro: “La macchina anatomica” di Lucio Santon
Nel 410 il condottiero visigoto Alarico si spegne nel suo accampamento a Cosenza. Dopo aver seppellito il suo corpo, i Visigoti riprendono la marcia sotto la guida del general Ataulfo. Nel giugno del 1740 l’architetto Angelo Aquilani si sveglia in una fredda cella del Maschio Angioino della Napoli di Don Raimondo di Sangro, incredulo e inconsapevole delle motivazioni che si celano dietro al suo rapimento, e terrorizzato dalla presenza del feroce coccodrillo che si aggira nelle acque del fossato. Sullo sfondo di una Napoli esoterica, che abbraccia diverse stirpi accomunate da un misterioso filo conduttore, Angelo scopre di avere tra le mani qualcosa di scottante, su cui il re, la Chiesa, i Templari e gli inglesi non vedono l’ora di mettere le mani. Lucio Sandon firma un romanzo esoterico accattivante e ricco di colpi di scena, che tengono il lettore in sospeso fino all’ultima pagina, grazie all’originalità di una penna che trasuda cultura, fantasia e mistero.
Nel 410 d.C. re Alarico muore e viene sepolto dai suoi fedeli Visigoti in un posto che possa confondere per sempre la tomba con la natura circostante. Nel 1740 il giovane architetto Angelo Aquilani si risveglia in una cella posta dieci metri sotto il livello delle carceri sotterranee del Maschio Angioino, senza sapere di cosa è accusato, senza nessuno che gli fornisca risposte e in compagnia di un coccodrillo che si aggira nelle acque del fossato. Angelo Aquilani è un personaggio dolce e svagato, dotato di un sottile ma incisivo umorismo che sarà, in diverse occasioni, la sua forza e la sua salvezza insieme ad una presenza visibile solo ai suoi occhi: la dea Tanit. Il misterioso motivo che lega la sepoltura di Alarico con il rapimento di Angelo, non posso certo svelarlo; il protagonista, invece, lo scoprirà presto e si troverà suo malgrado al centro di un intreccio di storie, complotti e tradimenti sapientemente raccontati dall’autore. Tanti i personaggi di questo romanzo, tutti tratteggiati con vivacità ed efficacia. Un filo di sagace ironia condisce il godibile stile di scrittura di Lucio Sandon, e i disegni originali di Roberto Rosatelli completano l’opera.