Refresco – Coralità: have a proper gander at that!
«Quello che percepiamo inizialmente non si mantiene stabile nel tempo, e così -spiega Gillespie- i miei dipinti dove storia e racconti si intrecciano se osservati più attentamente nel tempo ci appariranno diversi». Così Thomas Gillespie descrive “Refresco – Coralità: have a proper gander at that!”, la sua prima personale in un museo italiano, allestita, a cura di Lorenzo Bruni, presso il PAN e visitabile fino al 27 novembre. L’elegante location al 60 di via dei Mille ospita al secondo piano tutta l’energia e la grammatica del colore che questo giovanissimo artista inglese è in grado di comunicare attraverso 13 grandi tele, 10 oli su carta -“Harpin bends”- e una serie di lavori di piccolo formato, riuscendo finalmente a riempire di una folla senza tempo i suoi dipinti. Partendo dalle curve nascoste di strade di campagna, Gillespie invita il suo osservatore all’attenzione, alla concentrazione, al guardare oltre, la mostra, infatti, è un continuo invito ad andare al di là delle apparenze e affrontare quello che comunemente viene definito pericolo in modo consapevole per evitare ogni danno. I suoi viottoli sterrati, poco illuminati, immersi in una vegetazione rigogliosa, che nasconde, rappresentano la fine di un ciclo, di un percorso, cui si contrappongono i lavori recenti, quelli di grandi dimensioni, dove l’uomo entra prepotentemente, diventando protagonista, ma dividendosi la scena con il colore. Ad avvolgere ogni creazione, infatti, è una falsa monocromia, un tono viene declinato tre-quattro volte, ed è sufficiente a rappresentare ogni smorfia, ogni sentimento, ogni interiorità, ma anche le contemporaneità che Gillespie ha assorbito di Napoli durante la sua permanenza in città, e che l’hanno stregato. Le opere delle chiese barocche ricche di stucchi e ori, ma anche così evidentemente pregne di storia, racconti e vita, lo hanno ammaliato, e sono entrate prepotentemente nei suoi dipinti. «L’idea della folla, da qui il tema della “coralità”, è un invito a guardare oltre, meglio e con più attenzione ciò che ci circonda. Trovandosi di fronte a queste “sinopie contemporanee”, lo spettatore -afferma Bruni- è costretto a porsi alcune delle domande legate al concetto di appartenenza. Proprio per questo l’artista, partendo dagli affreschi religiosi, vuole indagare le scene di aggregazione attorno allʼapparizione di un miracolo tramandato da questi “racconti per immagini” comprensibili da tutti, e raccontare delle storie in cui tutti si possono riconoscere e che definiscono delle regole di identità collettiva e personale». La mostra, patrocinata dal Comune di Napoli e supportata da un pregiato catalogo, Paparo edizioni, s’impone come affascinante affresco sulla città e sulla società contemporanea, strizzando l’occhio a quel passato che, inevitabilmente, ha contribuito a renderle tali.
Rosaria Morra