SAKINEH: CONDANNA SOSPESA, MA SI TEMONO ALTRE ESECUZIONI
Ha raggiunto oltre 140 mila firmatari, tra cui sette Premi Nobel e due ministri della Cultura.
Stiamo parlando dell’appello lanciato da un’importante testata italiana per la scarcerazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e concorso in omicidio. Hanno posto la propria firma sull’iniziativa dei colleghi de “La Repubblica” decine di intellettuali francesi e italiani, compresi i Premi Nobel Rita Levi Montalcini e Luc Montagnier, senza dimenticare l’importante adesione del ministro francese della Cultura e della Comunicazione, con l’appello che ha già “sconfinato”, come si può ben notare, anche grazie alla citazione da parte dell’autorevole settimanale francese ‘Le Nouvel Observateur’, ed anche da parte del quotidiano belga ‘Le Soir’ e dal quotidiano lussemburghese franco-tedesco Tageblatt.
Il promotore dell’iniziativa, il filosofo Daniel Salvatore Schiffer, non nasconde l’entusiasmo per il grande successo dell’iniziativa e dichiara: “Ieri a Bruxelles ho incontrato il Nobel iraniano Shirin Ebadi e mi ha detto di ringraziare l’Italia e ‘La Repubblica’ per tutto quello che stanno facendo per il suo Paese”, aggiungendo comunque che non bisogna desistere e ricordando che, oltre a Sakineh, altre 20 donne e quattro uomini, sempre in Iran, rischiano la morte sotto i colpi delle pietre e che nelle carceri iraniane vi sono oltre 800 prigionieri politici, decine dei quali sono già stati condannati a morte.
Fanno parte di questa macabra lista della morte la giornalista Shiva Nazar Ahari accusata di cospirare contro Dio solo per le sue opinioni politiche e il diciottenne Ebrahim Hamidi accusato di sodomia perché omosessuale, tanto per citarne alcuni.
Ed è questo il motivo per cui l’appello lanciato i giorni scorsi non si limita al caso di Sakineh, ma riguarda tutti gli iraniani che rischiano la stessa barbara sorte.
“Chiediamo a Teheran,insomma, l’abolizione della lapidazione e di qualsiasi altra pena di morte ancora in vigore in Iran”, ha spiegato lo stesso Schiffer.
A sentire il parere del filosofo, il rischio più grande al momento è che il regime di Teheran risparmi la vita di Sakineh ma continui a mettere a morte dissidenti e donne innocenti, questa volta agendo nell’ombra ed evitando quindi che la voce si espanda fino all’occidente. Timore condiviso anche dalla stessa Ebadi e da Karim Lahidji, giurista iraniano in esilio da 27 anni e presidente della Lega iraniana per la difesa dei diritti umani nonché vicepresidente della Lega internazionale per i diritti umani: “Da quando è salito al potere Mahmud Ahmadinejad – ricordano -, in Iran c’è almeno una condanna a morte al giorno”.
Anche Gino Strada, tramite un’agenzia, ha detto la sua opinione in merito alla condanna di Sakineh, che, ricordiamolo, al momento è stata sospesa.
“Nessuno deve essere lapidato, come nessuno deve essere ucciso in nessun carcere del mondo”, sono state le parole del numero uno di Emergency, che ha poi ribadito: “Credo che Sakineh non debba essere lapidata, così come non debbono essere uccisi tutti i prigionieri nei bracci della morte del mondo”.
In merito a queste ultime dichiarazioni ed iniziative di solidarietà, la redazione di Donna Fashion News non può fare altro che accodarsi e ribadire che la vita umana è un dono e che nessuno ha il diritto di sottrarla ad un altro essere umano, a maggior ragione in modo così barbaro.
A cura di Mario Sabljakovic