Sambo: dalla Russia con furore
Il Sambo, acronimo di Samozašcita Bez Oružija, ovvero “difesa personale senz’armi”, è un’arte marziale di origine russa sviluppata a partire dagli anni ’20 come metodo di lotta destinato all’addestramento dei soldati dell’Armata Rossa.
L’abbigliamento consiste in una giacca denominata (kurtka) simile a quella usata nel Judo, dotata però di spalline e forata all’altezza della vita, in tela molto resistente e chiusa da una cintura passante per gli inserti. La divisa include calzoncini corti o non oltre il ginocchio e scarpe alte sino alla caviglia (sambovki) come nella lotta olimpica. Durante le competizioni sportive, giacca, pantaloncino e cintura devono essere dello stesso colore: rosso o blu.
Nel Sambo, da tempo sbarcato in Italia, i praticanti sono riuniti sotto una specifica federazione sportiva, che oggi viene riadattata al fitness da palestra perché riesce a coniugare resistenza, tonificazione, ed elasticità.
La disciplina in questione è il Sambo, un mix accattivante di combattimenti etnici: lotta mongola, turkmena, moldava, cidaoba georgiana, kurash, molto dinamica ed intensa, ideale per scolpire i muscoli e rafforzare le articolazioni. Nato come forma di addestramento per militari e polizia dell’ex regime sovietico, il Sambo ‘occidentale’ strizza oggi l’occhio al gentil sesso, sempre più alla ricerca di difese naturali contro le aggressività; il Sambo piace alle donne anche perché regala un corpo elastico, forte, armonioso, potenziando spalle e gambe. Praticare il Sambo, insomma, significa calarsi in una affascinante realtà marziale, con tecniche e prese particolari ma costituisce anche un allenamento fitness che insiste sui punti deboli del corpo femminile: gambe, glutei, interno cosce, addominali. Molto interessante per i benefici che può arrecare al sistema cardiorespiratorio, il Sambo presuppone un discreto grado di allenamento aerobico e di resistenza.
a cura di Renato Di Raimondo