Sclerosi Multipla, arriva una ricerca tutta Italiana.
Arriva da Ferrara l’ultima novità per i malati di sclerosi multipla. Il professor Paolo Zamboni, ricercatore dell’Università degli studi di Ferrara e Direttore del Centro Malattie vascolari, sta oramai da tempo portando avanti una ricerca che correla la sclerosi multipla all’insufficienza venosa cerebrospinale, con risultati incredibili.
Ma che cosa è la sclerosi multipla? Nota anche come sclerosi a placche è una malattia autoimmune di tipo infiammatorio. Colpisce il sistema nervoso centrale ed è caratterizzata da una grande varietà di sintomi conseguenti ad un processo di degenerazione delle fibre mieliniche che comporta una ridotta velocità di trasmissione nelle fibre nervose. Nel corso della malattia la distruzione delle guaine mieliniche causa il blocco o rallentamento degli impulsi che vanno dal sistema nervoso centrale verso le diverse parti del corpo e viceversa.
Si può ben capire quali siano i problemi conseguenti ad una riduzione della trasmissione degli impulsi nervosi: affaticamento cronico, perdita del senso di equilibrio, perdita di sensibilità tattile, perdita di controllo delle funzionalità della vescica, solo per citarne alcuni; mentre nei casi avanzati si arriva a perdere tutte le funzioni legate alla sfera cognitiva, dalla difficoltà alla perdita della parola, alla difficoltà di apprendimento, attenzione e memorizzazione.
Le cause di insorgenza della Sclerosi Multipla sono diverse, da quelle genetiche a quella ambientali.
E qui arriva la ricerca che vede in prima linea il dottor Zamboni. Secondo cui nella maggior parte dei casi è il non corretto afflusso del sangue verso il cervello che porterebbe ai danni legati alla Sclerosi Multipla.
Questo non corretto circolo del sangue verso il cervello è legato ad una precisa patologia, la Ccsvi (Chronic cerebro-spinal venous insufficiency) che, se diagnosticata, è risolvibile con un intervento chirurgico effettuabile in regime di day hospital.
La ricerca verte sul fatto che i restringimenti venosi dati dalla Ccsvi oltre ad impedire un corretto scorrimento del sangue verso il cervello portano ad suo reflusso verso l’alto, che ne favorisce il ristagno nel cervello.
I dati hanno dimostrato che tutti i pazienti dello studio affetti dalla malattia presentano un’alterazione dello scarico venoso cerebro-spinale e che, dopo il piccolo intervento chirurgico, hanno in parte migliorato la loro situazione.
Come spesso però accade mancano i fondi per la ricerca, per cui le tante persone affette dalla patologia che si erano prenotate per l’intervento chirurgico sono state rimandate a casa. Speriamo che in breve tempo possa esserci un intervento del governo per ridare fondi alla ricerca e speranza ai malati.
A cura di Alessandro Amitrano