Scontri di Roma del 15 ottobre, fermato er pelliccia
Hanno fatto il giro del mondo (almeno per quanto riguarda quello virtuale) le immagini della manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma; la protesta, inizialmente pacifica, è stata rovinata dal solito gruppo di teppisti “infiltrati” tra gli indignados nostrani, armato di sampietrini, bottiglie e bombe carta, ma molto carente di munizioni se il discorso passa a riguardare ideali e giudizio. I cosiddetti black bloc, responsabili di atti vandalici, disordini e scontri violenti con le forze dell’ordine, che hanno incluso anche incendi appiccati a macchine e mezzi blindati della polizia, assalti a filiali bancarie, vetrine distrutte e negozi saccheggiati; anche stavolta poche centinaia di persone sono riuscite a vanificare la protesta di decine di migliaia di persone, facendo in modo che si parlasse più della violenza gratuita che del reale significato della manifestazione, e nonostante l’evidente dissociazione tra i due schieramenti.
Emblematica la foto: vi è immortalato Fabrizio Filippi, detto Er Pelliccia ed eletto dai media come una delle figure simbolo degli scontri, mentre lancia un estintore contro le forze dell’ordine.
Alle prime domande degli agenti della Digos, si è giustificato dicendo di aver “usato l’estintore per spegnere l’incendio”. Afferma inoltre “Non volevo fare male a nessuno. Non avevo obiettivi. Ho compiuto quel gesto insensato preso dalla concitazione”, contestando il ruolo di simbolo affibbiatogli dai media: “Non sono un simbolo. Quella foto dove si vede che lancio l’estintore mi sta facendo passare per una persona diversa da quella che sono. Non voglio essere scambiato per il simbolo delle violenze.”
Una sorta di “follia collettiva” come giustificazione di tutto, dunque? Se non altro, sorgerebbe in effetti spontaneo chiedersi cosa possa spingere uno studente universitario di 24 anni ad atti di violenza e vandalismo gravi e gratuiti, in quanto completamente slegati da qualsiasi tipo di ideale e, senza dubbio, dallo spirito che animava la manifestazione dei veri “indignati”.
Germana de Angelis