Scopri come difenderti dall’influenza Con l’arrivo dell’autunno siamo tutti più vulnerabili…
C’è chi sta facendo i conti con le sindromi respiratorie parainfluenzali: quali sono i sintomi e come curarsi
La prossima stagione influenzale potrebbe essere più vivace della precedente per la presenza di due nuovi ceppi virali. Oltre al virus A H1N1 dell’influenza suina, già presente lo scorso anno, quest’anno dovremo infatti fare i conti anche con due varianti antigeniche: il virus A H3N2 e il virus B/Wisconsin. In attesa che l’influenza mieta le sue prime vittime, c’è chi però sta già facendo i conti con le sindromi respiratorie parainfluenzali, complici i ribassi stagionali e gli sbalzi di temperatura.
SINTOMI – Ma come è possibile distinguere l’influenza vera e propria dalle infezioni del tratto respiratorio che spesso ne mimano i sintomi? «I sintomi che caratterizzano l’influenza sono sempre gli stessi anche se ogni anno cambiano le caratteristiche antigeniche dei virus circolanti – fa notare Aurelio Sessa, presidente della sezione lombarda della Società italiana di medicina generale (Simg) -. L’influenza ha un carico di disturbi in genere maggiore rispetto alle sindromi respiratorie parainfluenzali. In particolare per poter diagnosticare l’influenza da un punto di vista clinico bisogna rilevare la cosiddetta triade, caratterizzata da contemporanea presenza di febbre abbastanza elevata e repentina, un sintomo respiratorio (tosse, raffreddore, mal di gola) e un sintomo sistemico (dolori muscolari o articolari, mal di testa, stanchezza). Diversamente nelle ben più frequenti infezioni respiratorie similinfluenzali questi tre sintomi non sono presenti insieme, ma piuttosto possono esserci dei “binomi”, per esempio febbre con disturbi respiratori, febbre con sintomi sistemici o ancora sintomi sistemici insieme a sintomi respiratori senza febbre»
STRASCICO – Influenza e sindromi respiratorie si distinguono non solo per i sintomi, ma anche per il loro epilogo. «Sia l’influenza sia le forme parainfluenzali tendono in genere a risolversi nell’arco di tre o quattro giorni, complice in genere l’aiuto di qualche farmaco di automedicazione – puntualizza Sessa -. Ma diversamente dalle forme parainfluenzali, che una volta debellate non danno più segno di sé, l’influenza tende spesso a lasciare uno strascico, ovvero una sensazione di debolezza che può durare anche una decina di giorni dopo la scomparsa dei sintomi». «A prescindere che si tratti di influenza o di forme parainfleunzali di natura virale il ricorso agli antibiotici è sempre da evitare, a meno che non sia il medico a prescriverli, avendo riconosciuto i sintomi di una sovrainfezione batterica» puntualizza Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università di Milano. Purtroppo l’autoprescrizione di antibiotici è però una pratica comune, come rivela anche una recente indagine online dalla quale è emerso che più del 30% dei soggetti interpellati ricorre con facilità agli antibiotici in caso di sintomi influenzali. «Il ricorso agli antibiotici è indicato ed efficace solo in presenza di un’infezione di origine batterica, mentre il loro utilizzo per le forme virali, oltre che inutile, è anche rischioso perché può favorire i tanto scongiurati fenomeni di resistenza» puntualizza Pregliasco.
RIPOSO – Per tenere a bada influenza e sindromi respiratorie di origine virale in genere basta non strafare e cercare di riposare per qualche giorno. «Per contrastare i sintomi si possono inoltre utilizzare i classici farmaci di automedicazione, dagli antipiretici per abbassare la febbre agli antinfiammatori per ridurre dolori e infiammazione – segnala Sessa -. Se nell’arco di tre o quattro giorni le cose non migliorano e si notano peggioramenti meglio consultare il proprio medico per evitare di sottovalutare quelli che potrebbero essere i sintomi spia di complicazioni. Per esempio una tosse inizialmente secca di tipo irritativo che diventa produttiva con un muco di colore giallo-verdastro è spesso segno della sovrapposizione di un’infezione batterica. Ancora auscultando il paziente il medico può evidenziare i segni di una bronchite o di una polmonite. In questi casi occorre impostare una terapia mirata per evitare spiacevole complicanze, soprattutto nei categorie più fragili, ovvero i bambini piccoli, gli anziani e i soggetti con malattie croniche».Le categorie più fragili del resto sono quelle nelle quali è raccomandata la vaccinazione antinfluenzale che può anche non evitare del tutto l’influenza, ma ne attenua i sintomi e il rischio di complicanze.