Sensibilizzazione sulle malattie epatiche, il 3 ottobre torna “A Napoli ci vuole fegato”
Sensibilizzare i cittadini – in particolar modo anziani e giovani – al problema delle malattie epatiche per contrastarne la sempre crescente diffusione. Questa la finalità di “A Napoli ci vuole fegato”, quarta edizione della rassegna che il 3 ottobre torna in piazza Dante con una serie di stand dedicati ad un percorso informativo sulle malattie del fegato e che quest’anno è stata inserita tra le iniziative di “Napoli per l’Expo”.
Patrocinata dall’Università Federico II e dalla Seconda Università di Napoli, da Comune di Napoli e Regione Campania, dall’Associazione Italiana Studio Fegato, dalla Fondazione Italiana per la Ricerca in Epatologia e da Epa-C Onlus, la manifestazione si propone lo scopo di informare sulla possibilità concreta di prevenire l’insorgenza e la progressione delle malattie croniche del fegato nel nostro territorio attraverso una corretta educazione igienico-sanitaria ed alimentare ed una condotta di opportuni stili di vita. In una regione come la Campania che detiene il primato nazionale per la prevalenza delle malattie epatiche – causate oltre che da fattori virali, da una crescente incidenza di danno epatico cronico da alcool ed obesità – i capisaldi essenziali dell’opera di prevenzione sono individuati nella dieta mediterranea ed in generale dalla adozione di un corretto stile di vita. Tra le azioni previste in piazza Dante il 3 ottobre, oltre alla distribuzione di materiale informativo, riveste particolare importanza la possibilità presso l’area medica di ricevere pareri terapeutici e sottoporsi gratuitamente ad un’ecografia epatica.
«A Napoli c’è ancora molta necessità di prevenzione e diagnosi precoce» spiegano infatti i membri del Comitato Organizzatore della manifestazione composto dai proff. Carmelina Loguercio e Giovanni Battista Gaeta, rispettivamente Ordinari di Gastroenterologia e Malattie Infettive presso la Seconda Università di Napoli e dal prof. Nicola Caporaso, Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi Federico II. «Al giorno d’oggi infatti – proseguono gli organizzatori – una diagnosi precoce dell’epatite virale consente di avere la possibilità di prevenire conseguenze più gravi ed in molti casi di guarire».