SPIRITO VIVO “LEA GAROFALO”
Conferenza Stampa-Tavola Rotonda al Teatro Arcobaleno a Roma per un titolo-invito che è un richiamo-dovere umano e sociale: “RICORDANDO LEA” sostenuto dall’Associazione “Libere Donne” di Crotone, Calabria, presidente Caterina Villirillo.
L’introduzione e gli interventi sono stati moderati da Mariangela Petruzzelli giornalista e ufficio stampa nazionale Ass. Libere Donne, i saluti di Vincenzo Zingaro regista e direttore artistico del Teatro Arcobaleno di Roma.
Sono intervenuti: Caterina Villirillo, Marisa Garofalo testimonial Ass. Libere Donne, Laura Gialli giornalista Tg 2-Rai, la principessa Immacolata Gargiulo Moriniello dei Principi Molinos, l’avvocato Paolo La Bollita, al dibattito hanno preso la parola fra gli altri, il grande attore internazionale Mario Donatone e la giornalista Brunella Postiglione.
La protagonista del momento è stata colei che fisicamente non poteva esserci e, che ha lasciato con il suo gesto di ribellione e di coraggio, l’Esempio oltre il desiderio di confrontarsi e di chiedersi, chi siamo e dove stiamo andando: LEA GAROFALO.
Chi era Lea Garofalo? Una donna che viveva in un tessuto sociale non libero e violento verso cui ha deciso di reagire pur sapendo cosa rischiava.
Lea aveva preso la decisione di venir fuori dalle maglie-morsa e riscattare la dignità di persona ancor prima che di donna, per questo decise di contribuire con le sue rivelazioni ad arrestare dei criminali.
Fu per quelle sconcertanti deposizioni che nel 2006 i Carabinieri di Milano arrestarono Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss di Petilia Policastro che controllava l’attività malavitosa nel centro lombardo. Nove anni dopo l’arresto lo stesso, venne ucciso in un agguato, era l’8 giugno 2005.
Lea continuava a riferire, denunciando l’attività di spaccio di stupefacenti dei fratelli Cosco, con il “permesso” del boss Tommaso Ceraudo, e fece il nome di Giuseppe Cosco detto Smith (dal nome di una marca di pistole) per l’omicidio di Floriano Garofalo.
Nel 2002 entro’ con la figlia Denise nel programma protezione, da cui si vede estromessa nel 2006, con la motivazione che l’apporto dato non era soddisfacente. Vogliamo aggiungere che la condizione del protetto è di assoluto isolamento anche verso i propri cari, che per anni provvedono, come riferito dalla sorella di Lea, a integrare con il proprio denaro a cio’ che non viene dato dallo Stato in misura sufficiente, parliamo di necessità primarie!
Verrebbe da dire: da una prigione all’altra, da un castigo ad un altro!
Lea si rivolse allora al Tar che le diede torto e poi al Consiglio di Stato che le diede ragione.
Nel dicembre del 2007 venne riammessa al programma, nel 2009 pero’ probabilmente avendo maturato il senso della non accettazione di quella vita senza i suoi affetti e la libertà, vi rinunciava e, ritornava a Petilia Policastro per poi trasferirsi a Campobasso.
Il 5 maggio 2009 l’ex compagno Carlo Cosco organizzava il rapimento e l’uccisione di Lea che riusciva a fuggire grazie all’intervento di Denise che chiese, prontamente, l’intervento dei Carabinieri.
Ricordiamo che Lea nel novembre dello stesso anno avrebbe dovuto depositare testimonianza al Tribunale di Firenze e troppi erano i segreti che custodiva sulla faida tra le famiglie Garofalo e Mirabelli di Petilia Policastro.
Nel 2009 sempre, l’ex compagno, Cosco, riferendo l’intenzione di parlare della loro figlia Denise, prendendola per il suo sentimento di madre, l’attiro’ in un agguato in cui fu rapita da Sabatino e Venturino, che la consegnarono nelle mani di Vito e Giuseppe Garofalo che la TORTURANO per farle dire cio’ che aveva rivelato e la UCCISERO strangolandola.
Ancora un altro atto aspettava quel corpo straziato e senza vita: il venire BRUCIATO in un bidone metallico e poi SEPOLTO in terra senza grazia di Dio!
Ora Denise figlia di Lea, segue la via segnata dalla madre e, questo per dire ad ognuno, uomo e soprattutto alle donne che cos’è il coraggio di vivere, quello che contiene l’accettazione del morire per gli Ideali.
Dopo questo terribile racconto, che è per noi dilaniante ma che è stata realtà per Lea e, preghiamo lo sia per un tempo minore ed un esito diverso per Denise, vogliamo aggiungere una nostra considerazione e un nostro commento.
La donna Lea che è figlia, sorella e madre, decise di portare avanti il suo progetto di ribellione per una vita diversa, per tutti coloro che sono vittime di violenza e per lo più si rivolge alle donne, che in quanto tali (in certi tessuti sociali), nate per essere sottomesse alla volontà dell’uomo.
Il commento è che non SI PUO’ MORIRE PER ESSERE LIBERI E NON SI PUO’ PENALIZZARE UN’INTERA REGIONE PER LA VIOLENZA DI TALUNI. Il rovescio della medaglia presenta il volto di Lea.
Ricordare una terra, la Calabria, per cio’ che esprime il suo lato oscuro, significa offuscare donne e uomini che mettendo a repentaglio la propria vita, provano ad invertire la marcia per quelli che vivono silenziosi e nella luce di Dio.
a cura di Brunella Postiglione