In Italia, dove le coppie scoppiano forse non ogni minuto, ma di certo ogni anno, facendo concorrenza alle nascite, i divorzi hanno raggiunto l’apice in questi ultimi anni, denotando un’irrefrenabile voglia di sciogliere il vincolo e di intraprendere, per quanto possibile, lo stile di vita da un’unica prospettiva. Sebbene l’effettiva dissoluzione del legame  possa avvenire giuridicamente attraverso la separazione prima e, in seguito alla legge n.74 del 6 Marzo 1987 , il divorzio poi  alla distanza temporale di tre anni, sia le une che gli altri sembrano essere sempre sulla soglia dell’aumento. I divorzi dal 1996 al 2006 sono aumentatii del  51,4% ; le separazioni del 39%. Guardando all’organizzazione territoriale, c’è da dire che al Sud il tutto si riduce complessivamente, concentrandosi al Nord di gran lunga (ovviamente se si considera un minimo e un massimo relativi alla portata del fenomeno). La scia della rottura coinvolge, nella maggior parte dei casi, figli non ancora maggiorenni e, volendo essere cinici, le tasche dei coniugi per far fronte, nei limiti del possibile, alle spese legali o quantomeno a quelle di ripristino, dovendo essi progettare una nuova vita, con dei nuovi immobili, oggetti e così via. La questione si risolverebbe se, una volta sposati, i coniugi avessero un tempo, scandito legalmente, durante il quale poter collaudare il rapporto (e per questo intervengono numerose le convivenze) o meglio ancora, dopo il quale decidere se rinnovare o meno il matrimonio. Per quest’ultima soluzione sembra sorprenderci Città del Messico che, considerando le nozze alla stregua di un contratto di affitto, propone una riforma del codice civile volta a contrarre un matrimonio rinnovabile ogni due anni e già sottoposta all’assemblea legislativa del distretto federale. In tal modo, si spera almeno in una riduzione delle pratiche di divorzio, ormai dappertutto in aumento.. Beh, in attesa che si valuti in Messico questa possibilità, aspettiamoci di tutto!

Francesca Morgante