Sylvie Pfohl è Les Glauques alla Galleria Monteoliveto
Piccoli e sinuosi scheletri dagli occhi grandi e lo sguardo ironicamente ammiccante posano plasticamente dalle tele di Sylvie Pfohl, è “Les Glauques”, la personale della giovane artista francese in mostra presso la Galleria Monteoliveto fino al 28 ottobre. L’esposizione, secondo appuntamento del progetto “Giovani artisti”, a cura dell’artista e critico Christian Iorio, che la galleria di piazza Monteoliveto 11 porta avanti nei suoi spazi, raccoglie un produzione recentissima dell’autrice che, nei suoi oli su tela, imprime la forza, la dinamicità e l’immediatezza del fumetto. I suoi tratti così veloci e netti si siedono con armonia e fantasia nei formati grandi come nei formati piccoli; sulle superfici dei quadri trovano così spazio piccole tavole di cartoni dal sapore antico ma dall’imprimatur contemporaneo, la cura per i dettagli tipica delle strisce di fumetti anni ’80 e la plasticità dei lavori cinematografici di Tim Burton, di cui la Pfohl è una grandissima fan. Corti dei miracoli dove la scena sembra essere rubata ad un teatro d’opera, e i protagonisti stelle hollywoodiane. Una ventata tutta francese quella che le tele emanano: le sue donne rappresentano un ideale femminile lontano dai canoni moderni, vicino all’essenza stessa della sensualità, figure che spesso si smembrano in corpi quasi sfatti dal tempo, in decomposizione, eppure sinuosi, seducenti, sensualissimi, nella loro magrezza eterea, nella loro inconsistenza corporea, nella loro dinamica dimensione, un risultato tutto personale che rivela l’animo e la personalità di questa ragazza che nonostante la giovane età ha già tanti successi all’attivo, illustratrice di libri per bambini, stilista acclamata a livello internazionale e ora anche selezionata dal prestigioso Salone Art-Event di Anversa (Belgio) dove sarà presente con la GalleriaMonteoliveto. «La mia è una pittura fantasiosa -afferma l’artista-, sono ritratti e pose enfatizzati, l’estremizzazione è parte del mio gioco, mi diverte, e mi auguro che diverta anche chi guarda». Un animo gentile, delicato, evidentemente espresso nei grandi occhi azzurri, nell’educato carré biondo, nel sorriso disarmante e nella timidezza spruzzata d’ironia, ma che sta benissimo nei panni rock e metal che “Sylvie Bang Bang”, come ama farsi chiamare, abilmente indossa; lei, capace di dipingere come un funambolo sospeso sulla corda che divide inferno e paradiso, racconta la sua personalità, meravigliosamente complessa, in ogni lavoro, da “Les Diaboliques de Méphisto Phélès” a “Une minute plus tard …”, da “Damnation Eternelle” a “L’Atelier de réparation de mes poupées”, passando per “Macumba” e “Journal intime”, «un vulcano di emozioni ed energia che -spiega Iorio- riesce mirabilmente a portare su tela i sogni e le fantasie di un bambino con l’ironia e lo smalto tipici degli adulti». Una carrellata che compone la sua preferita favola della buonanotte da raccontare agli adulti della società moderna non solo prima di andare a nanna.
A cura di Rosaria Morra