The Velvet Underground & Nico
Prendete un batterista donna con una sola battuta ( Mo Tucker ) un Gallese di formazione classica ( John Cale ) una bellezza bionda e con una voce tenebrosa come quella di Christa Paffgen ( Nico ) e due amici della Syracuse University ( Sterling Morrison e Lou Reed ) e raccoglieteli insieme per formare una band e promuovere una canzone di Lou “The Ostrich”, aggiungere un altro biondo che dipingeva lattine di zuppa e il nome del gruppo derivato da un racconto sado-maso ed avrete una delle band che ha rivoluzionato il mondo del rock alla fine degli anni ’60 : The Velvet Underground.
Mentre gli hippies cantavano dei fiori e i Beatles facevano la storia con Sgt Peppers band come i VU suonavano come nessun altro prima: dissonanti, atonali, provocatori, con una voce terribilmente tortuosa come quella di Nico e i contenuti dissacranti delle songs; bondage,eroina, travestiti, sesso orale. Lapidati i Beatles, riavvolti con i loop insieme a vetri rotti e agli innumerevoli esperimenti di John Cale, il pianoforte di “The day in the life” che và avanti per sempre, qui è il rumore bianco ed il feedback che non smettono di creare interiormente capovolgimenti e cadute, siamo agli albori del punk alla fine della pace e dell’amore.
Dischi come The Velvet Underground & Nico hanno avuto forte influenza sulla musica che sarebbe seguita negli anni ‘70 a ’80 e per questo entra a far parte di diritto in quei dischi immancabili in una collezione .
Il vinile divenne anche celebre per la copertina raffigurante una banana che, una volta sbucciata, rivelava la figura del frutto ma questa volta di colore rosa. Prodotto nel 1967 dall’etichetta Verve a quei tempi molto interessata alla musica sperimentale e da Andy Warhol che pensò al gruppo in questione attraverso cui esprimere le proprie tendenze artistiche ed innovative.
Il disco si presenta con la copertina apribile e all’interno le foto del gruppo con ritagli di giornale dell’epoca, l’album non fu molto apprezzato all’uscita, causa i contenuti che vennero censurati dai media e ella musica molto poco commerciale, vendette pochissime copie .
Quando le prime copie furono distribuite nei negozi, inoltre, un certo Eric Emerson (un ballerino degli spettacoli di Warhol), il cui viso ritratto durante uno show fu stampato rovesciato sul retro copertina appoggiato al volto di Lou Reed, fece causa alla casa discografica MGM (di cui la Verve era una sua sottoetichetta) perché la sua immagine era stata utilizzata senza il suo permesso e voleva essere pagato; così la MGM dovette prima coprire con uno sticker l’immagine di Emerson dalle copertine già stampate e poi ristamparle con l’immagine stessa cancellata con l’aerografo.
Ed è proprio questo particolare che identifica la primissima edizione dell’album, quella più ricercata: la foto del gruppo nella back cover deve avere la figura di Emerson stampata sottosopra, sopra il gruppo stesso.
La seconda versione venne messa in vendita con uno sticker nero e la scritta “The Velvet Underground & Nico produced by Andy Warhol” a coprire completamente la figura di Emerson mentre nella versione definitiva, uscita l’anno seguente ovvero nel 1968, l’immagine del ballerino venne completamente oscurata . Alcune copie mono del ’68 vennero vendute con la cover dell’edizione stereo: un piccolo sticker con la scritta “mono” copriva la parola “stereo” . Tutte e tre le versioni hanno sulla front cover lo sticker della banana gialla a coprire quella rosa.
Come già detto in precedenza, anche la cruenza dei testi di Lou Reed contribuì non poco allo sbigottimento del pubblico di allora: nella cupa “Venus in furs” si parla di un esasperato triangolo sadomasochista; in “There she goes again”, pezzo dal ritmo rock ‘n roll quasi scanzonato, Lou Reed consiglia a un ragazzo di picchiare la fidanzata che si diverte a ferire i suoi sentimenti. Ma il capolavoro del disco, resta senza dubbio “Heroin”. In “The Velvet Underground and Nico” c’è spazio anche per una sensuale e ipnotica dolcezza, racchiusa in canzoni come “I’ll be your mirror” e “Femme fatale”.
Non ci sono parole per definire questo disco, ove i difetti sono punti di forza e le sue idee innovative furono da lezione per le generazioni musicali successive. Un album che di pop ha solo la copertina firmata da Warhol ed anche per questo tra i più collezionati e valutati.
Di Antonio Elia
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