This Must be the Place colpisce ed affonda. Sorrentino non delude al Napoli Film Festival
Non si era ancora mostrato al pubblico che “This Must be the Place” già faceva parlare di se.
Presentato,in concorso, al Festival di Cannes 2011 ed uscito nelle sale il 14 Ottobre il nuovo film di Paolo Sorrentino ha già una sottile venatura magica che lo ricopre.Sarà perchè a dare il volto del protagonista,Cheyenne(ex rockstar ispirata a Richard Smith dei Cure)è un camaleontico Sean Penn;sarà perchè la colonna sonora del film incorpora pezzi come The Passenger di Iggy Pop,Spiegel I’m Spiegel di Daniel Hope e Simon Mulligan e una cover di This Must be the Place elaborata da David Byrne( impeccabile anche il suo cameo),il film del regista napoletano è a 360° una creazione degna di nota.
Nato dall’incontro tra Paolo Sorrentino e Sean Penn durante la serata conclusiva del Festival di Cannes 2008,la pellicola ci ha messo un pò a prendere vita ma una volta ottenuta la risposta,più che positiva dell’attore americano,il decollo è stato semplice.
Girato tra Dublino e New York la vicenda di Cheyenne emoziona e fa sorridere.Le sfumature ironiche,tipiche della commedia americana si sentono e piacciono.Si sente e piace anche la meticolosità di Sorrentino per le inquadrature perfette,per la simbologia e la passione per i colori.
Cheyenne è l’ ex musicista dei Fellows,ormai cinquantenne,solo ed annoiato, che vive a Dublino con l’attiva e solare moglie Jane.Ormai stanco di fare del rock non riesce però ad abbandonare il guscio nel quale si era rinchiuso. Fino a quando una telefonata da New York,che gli annuncia l’imminente morte del padre,non lo costringe a superare ogni suo limite impostosi e dare la caccia al criminale nazista che anni addietro aveva umiliato il padre in un campo di concentramento.Inizialmente intimorito dalla richiesta Cheyenne decide comunque di andare avanti,senza sapere bene come agire e come uscirne.
Inizia un viaggio al limite dell’onirico tra personaggi inquietanti ed ironici che creano una divertente alternanza di umori.Nella pellicola si ride,si riflette e a tratti si piange,ma non delude mai.Fa si che anche il più scettico degli spettatori possa uscire dalla sala pieno di impulsi,con riflessioni accentuate e spiccata curiosità.
«Da un lato il dramma dei drammi, l’olocausto, dall’altra il suo avvicinamento ad un mondo opposto, fatuo e mondano per definizione, quale quello della musica pop e di un suo rappresentante, ormai fuori dal giro a abbandonato ad un’esistenza oscillante tra la noia e il leggero stato depressivo» ha spiegato il regista napoletano al Napoli Film Festival.
Sorrentino non delude quindi,e non delude Sean Penn. Lo spettatore,ormai,innamorato non può fare a meno di ricordare con un sorriso il viso truccato ed inespressivo di Cheyenne che tra una risata smorzata e l’altra riesce a colpire ed affondare l’animo anche dello spettatore più glaciale.
Elisabetta Rasicci