Toni Servillo . Camaleonte partenopeo.

Dalla fondazione del Teatro Studio di Caserta e quella dei Teatri Uniti con Mario Martone, ne son passati di successi CINEMA 2teatrali e cinematografici. Sì, anche gli anni con loro, ma quelli  presentano sempre un apporto relativo ai casi e agli uomini, dunque non sempre hanno lo stesso valore. Nello specifico, per l’impegnato e talentuoso attore in questione,  il tempo rende ancora più  fertile l’albero “peccaminoso” dell’arte, riscuotendo , pensiamo a Venezia, grande successo.

Proprio a Venezia,  Servillo si è esposto con due prodotti molto apprezzati : “E’ stato il figlio “  di Daniele Ciprì e “Bella addormentata” di Marco Bellocchio. Sebbene la carriera cinematografica prosegua con entusiasmo, arpeggiando fra un progetto e l’altro, il camaleontico Toni partenopeo, non abbandona il teatro, che lo vide da dilettante sulle scene. Professionismo raggiunto, senza ombra di dubbio, grazie alla dedizione e all’accanimento su testi di respiro drammaturgico a volte lontano, dalla tradizione, a volte straordinariamente adiacente (pensiamo al Premio Gassman per la regia di Sabato Domenica e Lunedì, nel 2005) .  Vicino a registi  con i quali intrattiene rapporti umani al di là del lavoro come Martone, Sorrentino, Garrone , instaura legami attoriali grazie alla direzione dei Teatri Uniti , attraverso CINEMA 1cui ci pregia di numerose rappresentazioni , dinamiche per l’occhio registico e così incredibilmente ricche di giovani esperienze e mature personalità artistiche. Per Servillo c’è anche l’opera : Il marito disperato di Cimarosa e Il Fidelio di Beethoven per il Teatro San Carlo di Napoli e Boris Godunov di Musorgskij al Teatro Sao Carlos di Lisbona . Si alternano ai debutti teatrali, meritati riconoscimenti : il Davide come miglior attore protagonista per La ragazza del lago di Molaioli, Le conseguenze dell’amore, Gomorra e Il divo premiati dalla giuria di Cannes e l’Oscar europeo. Vulcano dalla bocca sempre aperta, questa Campania , pronta a rigettare  gusti e talenti artistici  e a  mescolarli con quelli di un’Italia intera.

Francesca Morgante