TROPPO TARDI
Mara attraversa la città in bici,
pedala in fretta, non vede l’ora di arrivare a scuola.
Oggi è il suo compleanno, le farò trovare rose rosse sul banco.
E un biglietto di auguri rigorosamente anonimo.
La vedo già… felice, che festeggia con i suoi compagni di classe.
Mara pedala veloce, ha il fiato corto, ma resiste.
Arriva in aula, entra con un sorriso stampato in volto e siede accanto alla sua migliore amica, Roberta.
La spio attraverso la grande vetrata.
Ore spensierate, le sue. Almeno fino a quando suona la campanella della ricreazione.
Di solito tutti si recano nell’aula vuota in fondo al corridoio, per scambiare quattro chicchere in libertà. Anche Mara raggiunge gli altri. Si aspettava gli auguri, o un abbraccio, ma nulla.
Tutti in cerchio, lei è al centro; le danno grossi spintoni, come se si passassero una palla;
le tirano capelli, le dicono che veste fuori moda, che le sue scarpe non sono di marca e che il suo linguaggio è obsoleto, da nobile dama.
Mara resta attonita. Crede di vivere un incubo.
Le gira la testa, poi esausta cade a terra, e nessuno l’aiuta.
Tempo scaduto, è ora di rientrare: la campanella suona.
Mara però resta inerte nel tugurio della sua collera.
Nessuno vede. Nessuno sente.
Il rito si rinnova ogni settimana e la ragazza pare ormai assegnata all’infame etichetta: la ‘’sfigata’’ della 3°B.
Mara non ha la forza di reagire, si chiude in casa per tre giorni. Dice che non sta bene.
La verità è che non vuol subire le terribili angherie dei compagni di scuola. Non vuole farsi deridere.
Se tutto ciò che possiede Mara è l’affetto dei suoi genitori, non deve sentirsi in colpa.
Non può essere mortificata solo perché non segue la massa; perché non è come gli altri…
Sono Marco, il suo vicino di casa, e vedo Mara ogni giorno. Sono innamorato di lei,
della sua mitezza, della sua sobrietà.
Un giorno mi dichiarerò…e la sposerò.
La mia piccola Mara è una ragazzina un po’ strana, e allora?
La diversità è sempre relegata ai margini.
La usa è una diversità positiva, che non vìola nessuna norma, che non fa male a nessuno,
e soprattutto non lede la dignità altrui.
Chi può stabilire cosa sia alla moda e cosa no?
Il mercato? Le richieste dei consumatori?
No. Siamo noi.
E’ il singolo che decide cosa fare e chi seguire; e la massa che ha bisogno di noi
Non si tratta di valori morali, di generi o di leggi, qui è in gioco la dignità e la personalità di una creatura, Mara, e come lei altre.
Mi pongo tante domande, e non ho risposte.
Quanto fanno male le parole e il comportamento ingiusto dei coetanei? Chi è il vero debole?
Perché non riconoscere con onestà l’originalità, l’unicità?
No, troppo scomodo, troppo antieconomico. L’unica via d’uscita sembra essere l’indifferenza.
La personalità di Mara è segnata dal disagio, dalla discriminazione, dall’insicurezza.
E’ ingiusto. La società non può incidere così tanto sul singolo.
Siamo tutti creature preziose e il valore del singolo è unico, sacro, inviolabile.
Se nessuno comprende allora la massa ha già vinto.
Ieri mattina aspettavo Mara sotto casa, mi ero nascosto dietro il solito muro.
Dopo un’ora ho desistito, credevo fosse rimasta a casa.
Ho bussato più volte alla sua porta, e mi ha aperto la madre.
Mi ha guardato con i suoi occhi grandi e neri. Un silenzio infinito.
Mi ricordo di quando dicevo: ’’un giorno dichiarerò il mio amore a Mara’’.
Troppo tardi.
Siamo sempre certi del domani, ma la verità è che a nessuno è dato di sapere quanto tempo ci resta.
Ho imparato che per un germoglio probabile occorre seminare sul possibile, sul sicuro,
sul presente.
A che serve rimpiangere poi?
A che serve il pentimento della massa?
Mara se ne è andata in un giorno di pioggia, troppo presto per me, e troppo tardi per la massa.
La massa…
Lo senti anche tu il peso della massa?
Tu, che mi leggi…da che parte sei?