Un 2011 da TURBONAPOLI
Dall’Europa League alla Champions. Dal miracolo sfiorato ad un glorioso terzo posto. Dal trionfo dell’Olimpico, a quello di San Siro. Passando per Inghilterra, Spagna e Germania, e con la testa già a Londra. E’ difficile parlare del Napoli del 2011 senza aggiungere ai normali complimenti quelli che merita qualcuno che è andato oltre il concetto di “miracolo”. Un anno da protagonisti, e a tratti da dominatori. Un anno da mettere in bacheca e custodire gelosamente. Un anno che può voler dire finalmente quello che i napoletani hanno dimenticato da troppo tempo. Il miracolo azzurro. Non più dalla C alla A. Al posto della A, c’è stata l’Europa League, e adesso c’è la Champions. Dalla C alla Champions, quindi. Una favola da aggiornare quotidianamente, un miracolo che contina ad essere tale, e che anzi ingigantisce le sue dimensioni giorno dopo giorno, mese dopo mese. E’ stato il 2011 di tutta Napoli, ma anche e soprattutto di Mazzarri. Lui che è stato ad un passo dal lasciare la panchina azzurra e che invece ha saputo costruire un nuovo capolavoro. Lui che viene messo in discussione ogni giorno, con le sue scelte ed il suo modo di vedere e vivere il calcio, e che risponde puntualmente sul campo, con vittorie storiche, importanti e convincenti. E’ Walter Mazzarri, insomma, l’uomo copertina di quest’anno straodinario. Insieme a lui, probabilmente, c’è Edinson Cavani. Il tesoro di De Laurentiis. Quello che le grandi d’Europa possono tranquillamente scordarsi. Ventinove gol, e scusate se è poco. E’ suo il primo gol azzurro in Champions League. A Manchester, contro la corazzata City di Roberto Mancini. Uno all’andata, e altri due al ritorno. Il piatto è servito. Ma è stato anche l’anno di Hamsik e Lavezzi. Gli altri due tenori da difendere con i denti dagli assalti milionari. Gli altri due fenomeni che il Napoli ha costruito e coltivato in casa. Dodici milioni in due, ed un futuro garantito. E non è un caso se adesso in due ne valgono sessanta, e forse anche di più. Come dimenticare il 2011 di Paolo Cannavaro, il capitano consacrato bandiera, e di tutta la difesa azzurra. Un bunker eretto da Mazzarri con la precisione dei perfezionisti. E’ stato anche l’anno dei botti. Quello di Gokhan Inler, l’investimento più importante di patron Aurelio, ma anche dei vari Dzemaili, Fernandez e Goran Pandev. Ad ogni modo, è stato un anno indimenticabile per tutti gli azzurri. Nessun escluso, da Grava a Lucarelli. Perchè forse per la prima volta ognuno si sentiva utile e funzionale soltanto in ottica dell’interesse comune del gruppo. E non è un caso che De Sanctis abbia 46 presenze su 47, e nemmeno che il Gargano di fine anno faccia invidia a tutta Italia. Perchè nessuno può vantarsi di avere Christian Maggio sulla destra, o un Camillo Zuniga ritrovato dopo i primi mesi difficili. E allora, se la ricetta è questa, il piatto non può che essere sublime. Adesso, però, è arrivato il momento di mettere da parte l’anno dei record. Perchè alle porte ce n’è già un altro, ed è importante iniziare alla grande. C’è soltanto il tempo di un ultimo botto. Si chiama Turboman Vargas, ed ha appena salutato il Cile con un cucchiaio da fuoriclasse ed il campionato di Clausura sotto al braccio. Ha prenotato l’aereo, direzione Capodichino, e finalmente sta per arrivare. Qui lo aspettano come fanno i bambini con Babbo Natale la notte del 24. Ne vedremo delle belle.
Marco D’Arienzo.