UNA GRAZIA NON E’ UNA LEGGE PER TUTTI
Sallusti fu denunciato quale direttore de “Il Giornale” per diffamazione. Arrestato e condannato agli arresti domiciliari, dai quali “per provocazione politica” sostiene, evade quasi subito, per raggiungere la redazione del giornale. Di lì a poco, nella stessa redazione, arrivano le forze dell’ordine e, questa volta, il direttore viene arrestato per evasione. Ricondotto a casa, Sallusti s’impegna a rispettare le prescrizioni nell’ambito degli arresti domiciliari.
Processo per direttissima, a porte chiuse, rischia da 1 a 3 anni. Sallusti viene sospeso dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, per atto dovuto, come ha precisato Letizia Gonzales, in base all’articolo 39 della legge professionale.
La sospensione durerà per il periodo del provvedimento cautelare e se sarà prosciolto, decadrà. Nel contempo, l’Ordine lombardo ha aperto un procedimento disciplinare in relazione alla sentenza della Cassazione che ha condannato Sallusti per la violazione delle norme deontologiche professionali, in particolare gli viene contestata la violazione dell’art. 48 della legge professionale per omesso controllo e violazione dell’art. 2 per non aver rispettato la verità sostanziale dei fatti e perché i fatti pubblicati da “Libero”, di cui era direttore lo stesso, costituiscono reato.
Molto risalto è stato dato al direttore Sallusti, molto più dei fatti stessi, che lo riguardano. Questo il neo della vicenda!
Molti sanno chi è Sallusti. Conoscono il suo volto, ma, pochi conoscono la sostanza della vicenda legale. Questo, in quanto, è personaggio in vista: compagno dell’on. Daniela Santanchè; sovente ospite di trasmissioni politiche più che giornalistiche in senso stretto; trattasi di uomo di area di centrodestra che ha diffamato, per quanto con responsabilità oggettiva rispetto alla colpa, un magistrato e si può pensare che l’area politica possa essere contrapposta, per quanto emerge dalla realtà. I magistrati lasciando il proprio ruolo professionale entrano poi nell’agone politico con posizione di centrosinistra se non pienamente di sinistra.
Ancora una volta sottolineo l’importanza mediatica per i soggetti e le posizioni, piuttosto che per la legge per la quale Sallusti è stato condannato.
Anche noi “deviati” dall’indirizzo generale o ci sembra che quanto emerge sia realmente l’altra importante questione?
E’ chiaro che la vicenda merita oltre all’attenzione del legislatore, una riflessione da parte nostra sulle priorità traslate da un braccio di ferro di posizioni di potere contrapposte: la stampa (parte) e la magistratura, la destra e la sinistra, il diritto e “certa” giustizia.
Ora Sallusti è stato raggiunto dalla Grazia, concessa dal Presidente della Repubblica, è nuovamente un uomo libero.
La nostra attenzione non si dissolve come la pena, per effetto della stessa “Grazia” e si concentra sul “principio” che ha mosso certe prese di posizioni del Direttore.
Ci domandiamo: se Sallusti non accettava la “riduzione” agli arresti domiciliari perché riteneva che essere condannati per quel reato fosse ingiusto, perché ha accettato la Grazia?
La legge è la medesima ad oggi e, in difformità con l’orientamento europeo, ancora. Le battaglie, a nostro avviso, vanno condotte fino in fondo, fino alla resa del nemico e al cambiamento o è una vittoria a metà o peggio ancora una sconfitta, certo è una “Grazia” ad personam.
a cura di Brunella postiglione