Una ricerca sulla…ricerca: Via-Academy stila la sua classifica. Con risultati sorprendenti
L’accademia virtuale Via-Academy, fondata a Manchester da scienziati italiani “vittime” del fenomeno del brain drain (letteralmente, “fuga di cervelli”, termine che sta ad indicare l’emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale), ha stilato la sua classifica, emettendo un inaspettato verdetto: pare proprio che, nonostante tutto, gli istituti pubblici siano migliori di quelli privati, giudizio espresso sia in tema di quantità sia di qualità della ricerca.
In apertura di classifica troviamo l’ateneo pubblico Alma Mater di Bologna, seguito dall’ente pubblico nazionale CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dalla Statale di Milano; il primo ente privato che si incontra nella graduatoria, che prende in considerazione ben 50 atenei italiani, è il San Raffaele di Milano, in ottava posizione, mentre il secondo, l’Istituto Nazionale dei Tumori, sempre ubicato nel capoluogo lombardo, si posiziona all’ultimo posto della top ten; superata la quale, si ha ancora la supremazia degli istituti statali. Infatti, dei cinquanta atenei compresi nella graduatoria, soltanto undici sono privati.
La classifica è stata redatta tenendo conto del numero e della rilevanza delle scoperte scientifiche fatte ad opera dei migliori scienziati italiani, a loro volta inseriti nella precedente classifica dei “migliori cervelli attivi”, sempre effettuata dai loro colleghi e compatrioti della Virtual Italian Academy; i ricercatori del
Via-Academy hanno formato un comitato, che prende il nome di “Valutator”, e condotto una sistematica ricerca e catalogazione degli scienziati Italiani; è proprio quest’ultima classifica, chiamata TIS (Top Italian Scientists), che ha ricoperto il ruolo di “base” per la graduatoria degli istituti di ricerca: sono stati infatti presi in considerazione come dati i luoghi di lavoro degli scienziati appartenenti alla TIS 2010, così da stilare l’elenco dei Top Research Institutes nostrani.
La notizia è stata diffusa dalla “capolista”, l’università di Bologna, che ha tuttavia sottolineato con modestia la provvisorietà della classifica, considerato che sono stati presi in analisi solo gli scienziati rintracciati dal Via, oltre al fatto che sono indubbiamente risultati avvantaggiati gli autori di pubblicazioni in lingua inglese. Ciò non toglie che, in un periodo dove la ricerca vive un periodo non esattamente florido (eufemisticamente parlando), flagellata dai continui tagli ai fondi destinati alle strutture pubbliche, e dove il suo valore viene continuamente messo in discussione, questa classifica è un dato da non sottovalutare, e spinge ad una riflessione: è giusto tarpare le ali agli istituti pubblici, dopo che se ne sono documentati in tali e tanti modi i frutti? In italiano, “mettersi in discussione” è sinonimo di “essere pronti a dimostrare il proprio valore”. Sotto questo punto di vista, sembra quasi illegittimo continuare a negare (se non con le parole, con i fatti) l’importanza della ricerca negli istituti pubblici, togliendo ad essa ogni sostegno, nonostante i risultati della “discesa in campo” l’abbiano vista uscire a testa alta, orgogliosa, regale vincitrice, seppure ridotta a vestirsi di stracci.
E chissà se un giorno la ricerca non si prenderà la sua rivalsa, avvicinandosi in tal modo sempre di più al mito di Sansone, eroe dotato di una forza prodigiosa, che venne meno quando l’avida e disonesta Dalila gli tagliò i capelli, “fondo” della sua forza. I riscontri nella similitudine si sprecano.
A cura di Germana de Angelis