Vedere con la lingua
È passato quasi un anno da quando David Rathband, poliziotto inglese, ha perso la vista colpito al volto da un proiettile. Ed oggi potrebbe tornare a vedere grazie alla sensibilità della sua lingua. È quanto spera di ottenere il sistema “Brain Port”, prototipo ancora in via di sperimentazione, che regala qualche speranza a chi è condannato a vivere al buio.
Ma come funziona questo apparecchio? In sostanza si dà al paziente un occhiale con un videocamera posizionata sul naso da cui parte un sensore che viene attaccato alla lingua. Questa tecnologia permette, in mancanza dei sistemi di trasduzione dell’occhio, di sfruttare quelli della lingua, generalmente deputati a sentire il gusto, come trasmettitori della via visiva.
Benché sembrerebbe una grandissima innovazione il sistema “Brain Port” è già stato testato, per la prima volta, su un soldato americano colpito da una granata durante la guerra in Iraq. Ovviamente non si è già riusciti a ricostruire un visione completa (spesso mancano i colori ed i contrasti sono piuttosto affievoliti) ma già la possibilità di distinguere il mondo che ci circonda è un grande passo avanti per chi, fino ad ora, vede tutto buio.
A cura di Alessandro Amitrano