Vincenzo Fusco: L’arte nel piatto
Chi dice Napoli dice allegria e passione ma anche guai e miseria. “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato!”. Questa la filosofia della nostra amata Napoli. del suo popolo che da sempre mostra l’abilità di vivere contemporaneamente nel presente e nel passato,che malgrado i tempi sembra che nulla sia cambiato ma solo trasformato, dimostrandoci che esiste ancora quell’antico sentimento, basta saper guardare questa città con gli occhi del cuore.
Chi dice Napoli intende arte e cultura, credenze e misteri, miti e tradizioni, allegria e struggente nostalgia.
Chi dice Napoli sa che basta una passeggiata in via Caracciolo per sentirsi “ricchi” dentro e che guardando il Vesuvio ci si sente pervadere dallo stesso ardore, dallo stesso fuoco del vulcano, che poi sarebbero la passione, l’amore, il magnetismo dei Napoletani. Chi dice Napoli dice Castel dell’Ovo, Maschio Angioino e Zì Teresa. Sì proprio così, Zì Teresa, il famoso ristorante ritenuto ambasciatore della cucina italiana all’estero, sinonimo di Napoli. Chi passeggiava per il Borgo Marinaro all’epoca di Teresa Fusco, veniva coinvolto e piacevolmente stordito ed ammaliato dal profumo degli spaghetti a vongole e della “pasta ‘e fasule” che inebriava tutto il borgo Santa Lucia.
Si commuove a questo ricordo Vincenzo Fusco, nipote della Zì Teresa, figlio d’arte, fervido seguace dell’attività familiare che da 30 anni vive in America, dove è divenuto importante manager della ristorazione e che incontro durante le sue vacanze capresi, in giugno, da vero intenditore.
Raccontami di te.
Già da bambino, sotto l’esperta guida familiare,appresi rapidamente il mestiere. Con sicurezza e padronanza collaboravo come potevo : pulendo, servendo ai tavoli, aiutando in cucina .Mi piaceva l’aria del ristorante! Le sale del Borgo Marinari potrebbero raccontare la storia del 900 napoletano : sono passati capi di stato, artisti, imprenditori, gente di “rispetto”. Dopo la morte di mia nonna se ne occupò un’altoatesina, Frieda Kasslatter, ma non ebbe successo.
Così hai iniziato un percorso lontano dalla tua Napoli.
Ho iniziato lavorando a Roma in un famoso ristorante vicino al Parlamento, “L’ etichetta” in piazza Nicosia. In seguito mi sono imbarcato , facendo 2 volte il giro del mondo. Un’ avventura meravigliosa, indescrivibile, entusiasmante, ma il mio cuore, i miei ricordi sono e saranno sempre qui, a Napoli. La mia fortuna è stata nel trovare lavoro sulla nave svedese Kusolm, la prima nave con passeggeri tutti americani approdata in Cina dopo Mao Tse Tung, in cui il servizio cucina e sala era affidato a noi italiani. E’ stata un’esperienza memorabile! La créme de la créme dei passeggeri: nomi famosi,ricchi petrolieri, politici, attori famosi…la nave preferita da Paul Newman.
Sapientemente, con umiltà, pazienza e grande professionalità ti sei impegnato ad esportare l’attività familiare in America.
Ho deciso di stabilirmi negli U.S.A. ed a Manhattan dopo aver lavorato al “ Giambelli” vicino al famoso hotel Waldorf Astoria, ho realizzato il sogno di avere un ristorante tutto mio. Con coraggio e determinazione ho aperto a Long Island, insieme a mio cognato, il “ Monteverdi”, che per oltre 10 anni è stato considerato uno dei ristoranti di classe più famosi. In alcuni periodi per mangiarvi occorreva prenotare anche un mese prima!
Il tuo entusiasmo, la tua passione ti hanno ripagato dei sacrifici fatti. Infatti non ti sei fermato lì!
La vita è una sorpresa, non sappiamo mai cosa ci riserva ed a ognuno di noi ha regalato delle doti che bisogna soltanto capire e saper sfruttare. Così mi sono deciso ad aprire anche “ Abbott”, una Steak House famosa per le bistecche “invecchiate “ 27 giorni ,dal gusto eccezionale. Credimi, sembra burro che si scioglie al contatto col palato! Pochi in America usano questo tipo DI taglio che viene chiamata “Prime” : si tratta del fior fiore della carne. Il tutto accompagnato da vini raffinati ed esclusivi: la nostra lista ha superato i 400 vini selezionati!
A cosa si deve il successo delle Steak House americane?
Esiste ancora la carne sana ed in America si cerca di farla frollare come si deve, oltre che tagliarla a dovere, coi coltelli giusti e seguendo tecniche ormai dimenticate. Spesso resa ancor più tenera da una marinatura in tequila, birra salsa di soya e varie spezie. Normalmente viene servita alla griglia, con abbondanti patatine fritte, però molto popolari sono le versioni : barbecued style, mesquite style, cajun style che comportano aromatizzazioni esotiche e piccanti di varia intensità.
Nelle Steack House mi è capitato però di mangiare anche delle aragoste squisite!
Ah, sì ! Le eccezionali aragoste del Maine, uno stato confinante col Canada atlantico. Pesano un chilo a testa, molto famose per il gusto prelibato dovuto all’habitat ideale in cui vivono : acqua salata gelida ed incontaminata,con un continuo ricambio dovuto alle numerose sorgenti Pensa che fino alla fine dell’800 gli abitanti del New England, pensavano che le aragoste si cibassero di rifiuti e le usavano come concime! Dopo si scoprì che l’aragosta si nutriva di invece di molluschi, vongole, gamberi e divenne un cibo raffinato ed esclusivo per le classi agiate.
Quale tipo di cucina preferisci?
La mediterranea! Per anni ho battagliato contro le varie fusion ed elaborazioni di gusto americano, imponendo la mia cucina, quella “respirata” in famiglia, basata sulla freschezza che abolisce tutto ciò che è pesante e manierato, ovviamente supportato da una selezione di materia prima. Ingredienti sani, naturali, biologici. Così si incoraggiano anche le nuove generazioni a coltivare la terra nel giusto rispetto della tradizione!
Però poi ti sei arreso, trovando un “compromesso” per il gusto americano.
Ho creato “Pasta Pasta” a Miami, in Florida, un ristorante di 300 posti sul mare,dove oltre alla pasta cucinata in svariati modi ed agnolotti, tortellini e ravioli conditi in tutte le salse, ho fatto costruire un forno tradizionale alla napoletana, con mattoni e legna , in cui infornare pizze di tutti i tipi, anche accoppiate alla pasta. Infatti gli Americani impazziscono per gli abbinamenti di gusti diversi e contrastanti come la pizza con le penne alla sorrentina o la pizza con pollo alla “barbecue sauce”. Tutte le stranezze e le combinazioni più azzardate hanno successo in America!
Ma non ti sei fermato lì!
Mi sono trasferito sulla West Coast, sul golfo del Mexico, a Naples! Non ci crederai avevo nostalgia della mia città e quel nome mi attirava…Ho letto un cartello con la scritta “Welcome to Paradise” e mi sono trovato in un vero paradiso terrestre! Così sono approdato a Marco Island, appena fuori Naples, dove ho anche degli amici, decidendo di non lavorare più e godermi quest’angolo di sogno. Ma…
Ma…?! Cosa è successo ancora?!
Non so stare fermo senza far niente! Lì c’è uno degli hotel della catena Marriott più importanti…E’ stata richiesta la mia presenza al ristorante “Toscany” che poi ha cambiato il nome in “Kurrents “ molto trendy…ho ottenuto un grande successo…sono diventato uno dei manager e dirigo anche il breakfast dell’hotel che ha ben 850 camere. E’ un orgoglio per me lavorare per una compagnia internazionale come Marriott e poi sono felice di apportare il mio aiuto, la mia esperienza, senza espormi in prima persona, senza le ansie ed i problemi, i pensieri della gestione, come facevo un tempo! Lo stress di essere proprietario è finito!!! Con l’età si acquisisce una gran dote: la saggezza che è figlia dell’esperienza.
Dato che non sai star tranquillo,sicuramente avrai qualche progetto che “bolle in pentola”!!!
Ho in previsione di scrivere un libro sulla mia famiglia, contenente foto ed antiche ricette di mia nonna, segreti di cui vado fiero, ricordi che serbo con amore infinito, che fanno parte della mia vita e di cui ammetto d’essere un po’ geloso… E poi una sorpresa che ti dirò alla prossima intervista.
Tra pochi giorni ripartirai… Un pensiero su Napoli e per Napoli, questa città tanto amata che ora sta attraversando un momento particolarmente drammatico.
Il legame con la terra che ti ha dato i natali è indissolubile, come quello della famiglia: se non ce l’hai vuol dire che sei un figlio ingrato. Tutte le meraviglie del creato si trovano qui, eppure la nostra città da sempre è stata vittima di tragedie, soprusi, è stata sempre assoggettata, vilipesa e distrutta ma è riuscita sempre a sopravvivere, a sconfiggere chi l’ha dominata. Non è morta la Napoli mia. Non è finita la Napoli amata. Reagirà, ritroverà se stessa e lo splendore di un tempo, incanterà ancora poeti ed artisti, rifiorirà come ha sempre fatto perché non è possibile che abbia perso i valori positivi, i sentimenti la buona volontà ,la dignità, …le persone oneste non fanno notizia e saranno queste che insegneranno al mondo cosa vuol dire essere “veri napoletani”.
a cura di Rossella Argo