VITE NELL’OMBRA: LE DONNE DALIT
Essere una donna Dalit vuol dire essere un peso: per i tuoi genitori, per tuo marito e per la società intera”: in questa frase è racchiusa tutta la sofferenza e la rassegnazione delle donne bengalesi appartenenti alla minoranza fuori castadei Dalit. Sin da piccole sono spesso vittime di abusi domestici, e la maggior parte delle fortunate che riescono ad avere un’istruzione frequenta solo la scuola primaria, dovendoabbandonare gli studi non appena i genitori decidono di trovare loro un marito: ilmatrimonio forzato e precoce è un fenomeno particolarmente diffuso nella regione sud-occidentale di Khulna, dove il 75% delle donne si sposa prematuramente, di solitotra i 12 e i 15 anni. Questa tradizione è alimentata dal mito della purezza delle giovani spose, nonché usata come mezzo di prevenzione contro abusi sessuali e come soluzione per ridurre il numero di figli da sfamare. Una volta entrata nella casa coniugale, la donna subisce violenze e maltrattamenti dal marito e dalla famiglia di lui, i quali chiedono una dote che spesso la famiglia della sposa non è in grado di pagare. Ciò espone le giovani mogli ad abusi, insulti e torture, che talvolta le porta alsuicidio. Sono quindi relegate ad occuparsi della casa e dei figli, senza poter continuare gli studi né lavorare, e senza diritto ad alcuna proprietà, che si tramanda per via paterna; in tutte le fasi della loro vita si trovano a dover obbedire in silenzio alla volontà del padre, poi del marito e infine dei figli. Tuttavia, grazie all’attività dell’ONG DALIT, le giovani donne hanno trovato un sostegno per i propri studi e per la ricerca di lavoro e sono stati rilevati progressi nella riduzione delle violenze e di pratiche quali la dote e il matrimonio precoce.
di redazione