Wedding planner: Daniele Colozza il fenomeno dell’anno

img_0078 La figura del wedding planner sacra negli Stati Uniti, sta riscuotendo notevole successo anche in Italia, una tendenza che numeri alla mano, ci svela il segreto di questa affascinante professione. Sempre più coppie si rivolgono ad agenzie specializzate negli allestimenti per il matrimonio, affidando alla professione del wedding planner ogni dettaglio del giorno più bello della loro vita, che deve essere unico ed irripetibile.  Metti a questo punto che ti imbatti nel fenomeno del momento, capace di organizzare una cerimonia in tutti i suoi dettagli in modo perfetto ed esclusivo e il gioco è fatto.  Daniele Colozza, classe 1981 nasce a Velletri dove svolge studi tecnici. A ventiquattro anni, decide di lasciare un lavoro sicuro per inseguire la sua passione, quando si rende conto di avere delle caratteristiche particolari nell’ organizzazione di eventi e più precisamente di matrimoni.img_0076

  1. Come hai iniziato la tua carriera?
  2. Sono sempre stato affascinato dal mondo del wedding, ho realizzato il mio primo matrimonio spacciandomi per un bravo ed affermato organizzatore. Lo so, è stato un azzardo, ma è andato tutto bene, è stato tutto perfetto e grazie a questa opportunità ho iniziato a fare tanti altri matrimoni. Posso affermare che è stato il mio trampolino di lancio.
  3. Daniele dove trovi l’ispirazione?
  4. L’ispirazione più bella sono gli sposi, ogni coppia è unica, mi basta parlare con loro per capire come dovrà essere il giorno delle nozze. Sono molto attento a percepire i loro desideri e a cogliere i loro stati d’animo, quali aspettative hanno. Quando le coppie si affidano a me, io propongo le mie idee, suggerisco, spiego come si svolge una data situazione perché sono l’esperto, ma al centro di tutto per me ci sono loro per questo li rendo partecipi e protagonisti.
  5. Quali sono sati i tuoi modelli di riferimento se ce ne sono stati?
  6. Non ne ho mai avuti in realtà, non per presunzione, ma semplicemente per mantenere sempre uno stile, che fosse il mio, originale, creativo e dettato dall’ispirazione del momento. Sono autodidatta, non ho mai voluto fare corsi per non contaminare le mie idee. Sento dentro di me una “forza interna”, che mi guida, mi suggerisce, mi illumina, mi rende fantasioso e creativo.
  7. Cosa ti piace di più di questo lavoro?img_0079
  8. in realtà questa professione non la vivo come un lavoro, ma come un’occasione di stimolo e di crescita interiore e professionale continua. Il lavoro è una ricchezza per tutti, ma coniugare la professione con quello che ti piace, che ti stimola e ti appassiona, credo sia una fortuna. Sono una persona molto produttiva, quando lavoro non sento la fatica, non esiste tempo e riesco a gestire anche lo stress, che in queste occasioni non manca mai.
  9. Che ricordo vuoi che resti agli sposi del giorno del matrimonio?
  10. Il mio obiettivo è sapere che attraverso la realizzazione dell’allestimento, la cura dei dettagli, la scelta della location, gli abiti degli sposi, i fiori, il catering e tutto quello che riguarda un matrimonio impeccabile, c’è il mio amore per questo lavoro e la mia condivisione come se il matrimonio fosse mio. Considerata la mia condizione di persona gay, che non può vivere in prima persona il matrimonio, come lo immagino io, con i valori che mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia e nei quali credo, metto sempre tutto me stesso con impegno e passione e questo gli sposi lo avvertono e ne sono felici.
  11. Daniele ha un sogno da realizzare?
  12. Spero tanto di riuscire a realizzare un’impresa tutta mia in Toscana. Amo la campagna toscana, mi immagino una splendida villa come location con un grande showroom in mezzo ai cipressi e viali di girasoli, il mio fiore preferito, che mettono colore e gioia nel cuore.img_0075

 

  1. Come si sente Daniele in questo momento?
  2. Fortunato, non potevo immaginare così tanto successo in breve tempo e soprattutto in una realtà grande come Roma. Spero sia sempre un crescendo, senza la mia creatività non saprei vivere.

 

A cura di Natascia Caccavale