WISLAWA SZYMBORSKA: GRAZIA E POESIA
“Qui giace come virgola antiquata l’autrice di qualche poesia. La terra l’ha degnata dell’eterno riposo, sebbene la defunta dai gruppi letterari stesse ben distante. E anche sulla tomba di meglio non c’è niente di queste poche rime, d’un gufo e la bardana. Estrai dalla borsa il tuo personal, passante e sulla sorte di Szymborska medita un istante” . – Questo l’epitaffio scritto in versi dalla scrittrice Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, nata in Polonia e morta ieri, all’età di 88 anni.
La poesia “Epitaffio” compare nella raccolta “Sale” del 1962 ed i tratti tipici della sua poetica sono già tutti presenti: il senso dell’humour, la diffidenza verso l’appartenenza a scuole e gruppi letterari, il ricorso a basse tonalità.
La sua scrittura era tesa a ricordarci che basta tenere gli occhi aperti per cogliere i miracoli dell’esistenza. Wislawa riusciva a compiere il suo miracolo grazie alle immagini ed alle domande presenti in ogni sua lirica.
La scrittrice venerava il riserbo, giocava con le parole, amava gli animali ed il collezionismo. Affermava: “Più si procede nella vita più crescono le domande e si offuscano le risposte: realtà e sogno si intrecciano in modo inestricabile, mentre il tempo si dilata e si rapprende a suo piacimento”. I titoli delle ultime raccolte non sono un caso, brevi, semplici, legati tra loro dal problema del tempo: “Attimo”, “Due punti”, “Qui”.
Il suo amore per gli animali nasceva da un senso di ammirazione, che lei definiva “invidia verso quelle creature che non vivono, come noi, attraverso il momento, ma nel momento. Non conoscono ambivalenza, trucchi, trappole ed hanno la coscienza pulita”.
Ancora ci insegna che: “Il costante senso di stupore che ci fa sentire vivi e l’inclinazione a confrontare la caratteristica migliore dell’essere umano si possono applicate anche a questioni marginali, perché qualunque argomento può essere raccolto in versi, non senza tanto lavoro. Gli unici a fare fatica nello scrivere i libri sono gli scrittori”.
A cura di Flavia Sorrentino.