YEMEN: TRA DESERTI SCONFINATI E LEGGENDE
La parola Yemen -in arabo alYaman- significa letteralmente “Paese del Sud”. Nelle lingue semitiche la radice designa la mano destra, il lato destro o il sud. Iniziando a far cenno delle sue bellezze, basti osservare le terre che ve la circondano; ad occidente si estende il Mar Rosso, a oriente il Golfo Persico e meridione il Mar d’Arabia. Esaminando le fonti classiche, troviamo che nei testi greci lo Yemen viene chiamato Arabia Eudaimon ed in quelli latini Arabia Felix, il cui significato in ambedue è di Arabia Felice, in contrasto con Arabia Petrea, “l’Arabia sassosa” e con “Arabia desertica”, la quintessenza della terra desertica ed inospitale.
Tale definizione di Arabia Felice è un riflesso della fama che il paese in tempi antichi aveva raggiunto a livello internazionale grazie agli enormi introiti provenienti dal commercio di incensi ed essenze profumate. La storia dello Yemen si identifica anzitutto con la storia dei Sabei. Di fatto l’agricoltura irrigata e la cultura urbana dei Sabei ebbero qui il loro inizio . Dato che l’acqua non era disponibile in quantità sufficiente durante tutto l’arco dell’anno, era necessario aiutarsi con vari sistemi di dighe e di chiuse, per raccogliere e conservare quella piovana durante la stagione delle piogge. Furono tali sistemi di irrigazione a far fiorire questa terra ed i suoi popoli. Non è da dimenticare che per circa un millennio l’Arabia restò per gli Europei una terra dimenticata. Proprio per tal motivo la scoperta, tutt’oggi, dell’Arabia, appassiona sempre di più, non solo perchè vi si va per scoprire un continente ignoto, ma soprattutto perchè esso fu lo sfondo in cui fiorirono due grandi culture: una moderna e infine quella islamica. E’ definita “terra di un altro mondo” , ma anche di un grande mare, ovvero il Mar Rosso -quest’ultimo- che per gli antichi si estendeva fino ai confini del mondo; lo Yemen ha sempre affascinato in quanto regione di spezie, dell’incenso, della mirra, della cassia, della cannella, dal làdano. Inoltre è meraviglioso conoscere le sue piante, le sue resine.
Shabwat sin dai tempi più antichi fu riconosciuta come l’unica terra in cui vi si produceva incenso; da tale città le carovane d’incenso partivano per Main, aggirando le dune del grande deserto di Ramlat as-Sab’atayn. Altra pianta ricercata è l’aloe vera quale prodotto di esportazione di Qani. Ed ancora l’olio di pandano ricavato dai fiori dell’albero Pandanus odoratissimus, una sorta di palma profumata. Insomma, i profumieri yemeniti, in particolare quelli di Aden, godevano di una grande reputazione per la loro maestria.
L’Arabia è un paese di straordinaria grandezza, non da meno dell’ India. Risulta assai difficile pensare che un tempo era definita come una terra prosperissima, alla luce di tutte le caratteristiche precedentemente enunciate; tuttavia oggi non resta molto di tutta questa ricchezza. Il declino, probabilmente, si dice sia avvenuto a causa del crollo della diga di Marib verso il 580: il suo mancato restauro oggi non è che uno dei tanti simboli dell’antica gloria dello Yemen; ad
aggravare la situazione fu la vigilia dell’ Islam e il portare delle sue costanti guerre. Nonostante tali componenti negativi, oggi lo Yemen conserva ancora il suo patrimonio antico, prima dell’avvento dell’Islam. Molti scritti li abbiamo tramite il Corano, dove vi si approfondisce in tutte le salse ed in tutte le variegate religioni; un esempio ci è dato dalla famosa leggenda della Regina di Saba, Bilqis, in visita presso il re Salomone d’Israele; quest’ultima, incredula della saccenza unica di Salomone, cercò con tranelli ed enigmi, di riuscire a confermare la sua tesi. Nella tradizione ebraica antica ed in quella musulmana vi è della leggende un aneddoto davvero simpatico, un dettaglio che probabilmente i più appassionati di mitologia e leggende hanno trascurato: la storia narra che quando la regina era nel palazzo del re, per attraversare la corte, credendo di camminare sull’acqua e non sul reale pavimento in cristallo, vi si sollevò la veste. In tal momento Salomone si accinse a guardare le sue gambe colme di peli sulle caviglie e fu ancor più convinto che quella fosse una prova che quella donna non rispettasse l’ordine naturale delle donne. Poco dopo, la leggenda in prospettiva musulmana, vuole che Salomone la prese in sposa, ma facendola prima depilare usando, visto che rifiutava il rasoio, una composizione di calcio ed arsenico. Insomma, quest’ultima è senza dubbio la prova che uno dei terreni originari della religione è il mito. Riguardo al patrimonio lasciato, grazie alle attività della Missione Archeologica Italiana nello Yemen che ebbe inizio nel 1980 per conto dell’IsMEO di Roma, vi fu un programma di formazione archeologica finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri. Grazie a questo duplice supporto e rapporto scientifico tra l’Italia e lo Yemen, sono stati concessi lavori di scavo e la stabilità dei lavori; ciò ha significato per archeologi e turisti la relativa accessibilità ai siti, e per gli stessi Yemeniti ha comportato il riappropriarsi della sensibilità culturale e della coscienza storica del loro Paese. Inoltre sempre grazie a questo patto di collaborazione, fra il 1970 ed il 1975, è stato costruito il Museo Archeologico dello Yemen, sito a Sanà, dove vi sono oggetti archeologici antichissimi e rari di alcuni abitanti del Jawf, nonché sculture in bronzo provenienti da altre regioni.
Inutile poi è raccontare la magia di questo paese, che contempla il silenzio, accettandolo e non sovrapponendosi ad esso con la modernità; un silenzio mistico, quello del deserto, costellato da un cielo a tutto tondo, una sorta di casa della quiete a forma di mezza sfera. Per chi ama il culto dell’iniziatico, chi brama l’esperienza di una dimensione parallela, si lascerà sedurre ed ammaliare da questa terra stupenda, culla dell’umanità.
a cura di Alessia Viviano